Gli italiani tra il 2021 e il 2022 hanno visto la loro ricchezza netta, in termini reali, diminuire del 14%, mentre tra il 2011 e il 2022 l’aumento della ricchezza finanziaria netta è stato inferiore rispetto a quello di francesi e tedeschi. Questo quanto dicono i dati presentati da Bain & Company durante la seconda edizione del “Bain Banking Event”, tenutosi il 23 maggio a Palazzo Giureconsulti a Milano.
La scarsa informazione, la bassa propensione agli investimenti e la focalizzazione su prodotti poco rischiosi contribuiscono a questo generale impoverimento. Meno del 10% degli italiani infatti dedica un’ora alla settimana per informarsi sui mercati, meno del 5% risparmia con l’obiettivo di investire e il 48% della ricchezza finanziaria viene detenuta in depositi.
Secondo le previsioni, come spiegato da Daniele Funaro, partner e responsabile EMEA Wealth & Asset Management di Bain & Company, nei prossimi cinque anni oltre un quarto della ricchezza del Paese vivrà un trasferimento generazionale e i clienti tra i 45 e i 64 anni diventeranno il gruppo più ricco.
Se è vero che l’analisi di Bain evidenzia un impoverimento delle famiglie italiane, parole ingoraggianti arrivano da Saverio Perissinotto, presidente di Eurizon, secondo cui si tratta di un fenomeno in decelerazione. Perissinotto ha ricordato anche che la ricchezza finanziaria in Italia rimane elevata, con oltre 2.300 miliardi di euro di masse in gestione secondo i dati Assogestioni, e circa 1.600 miliardi in conti correnti o raccolta diretta a breve termine.
Quello che ancora manca agli italiani è sia una efficace allocazione della ricchezza sia una consapevolezza nel definire un’asset allocation.
La ricerca di Bain & Company riporta come occorrerà aggiornare il modello di servizio attuale, pensato per clienti over 65 anni. Saranno quattro gli aspetti chiave: segmentazione accurata basata sul comportamento, gestione efficace del portafoglio clienti, servizio di qualità con gestori competenti, e individuazione dei “hidden affluent”, ovvero coloro che possono generare risparmi ma non sono visibili alle banche, sia perché hanno risparmi in diversi istituti, sia perché sono in fase di accumulo che sfugge all’analisi finanziaria.
Saranno gli hidden affluent il target nascosto al cui interno si possono individuare due categorie: i “futuri benestanti” e i clienti “poco penetrati”, che utilizzano poco i servizi bancari e hanno una discrepanza tra il patrimonio visibile e quello effettivo.