Rispetto ai principali Paesi europei, il gettito dell’imposta in Italia è modesto: ammonta infatti a 1.043 milioni nel 2022 e non è previsto il pagamento di alcuna imposta se la somma trasferita è inferiore a 1 milione di euro.
In Italia l’imposta sulle successioni e donazioni è caratterizzata da esenzioni elevate e aliquote basse e poco progressive, come spiega il ricercatore Francesco Scinetti dell’Osservatorio Conti pubblici della Cattolica di Milano, risultando di conseguenza in un gettito inferiore rispetto agli altri Paesi europei. Per il trasferimento di beni in favore del coniuge o parenti in linea diretta l’aliquota è del 4 per cento del valore ricevuto, ma ogni beneficiario ha una franchigia di 1 milione di euro.
Inoltre il valore degli immobili viene calcolato non secondo il loro valore di mercato, ma in base al loro valore catastale spesso molto inferiore. Si riduce così il valore complessivo della base imponibile dell’imposta di successione.
L’imposta di successione potrebbe essere uno strumento di equità intergenerazionale, ma da questa teoria ne è nato un dibattito internazionale. Diversi sono gli esempi: dalla proposta del presidente USA Joe Biden di tassare con un aliquota minima del 25% i redditi dei detentori di patrimoni superiori a 100 milioni di dollari a quella dell’EU Tax Observatory di una minimum tax del 2% sui patrimoni eccedenti 1 miliardo di euro.
Il governo italiano sta ora lavorando a un decreto legislativo proprio in materia di imposta sulle donazioni e successioni. Lo scopo dell’intervento è la razionalizzazione delle norme e l’introduzione di un sistema di autoliquidazione dell’imposta di successione, senza però stravolgere il sistema impositivo vigente su successioni e donazioni.